Recensione: “VENEZIA SOLUZIONE ESTREMA” di Giancarlo Bosini – ed. Macchione Editore

Simona La Corte ha letto, per A libro aperto, Venezia soluzione estrema di Giancarlo Bosini, edito Macchione Editore.

Trama

Venezia, ultimi decenni del Novecento. Dopo aver accettato di lavorare alla trasformazione del monumentale Mulino Mendel in un esclusivo complesso alberghiero, l’architetto Luigi Bellotti scopre che esiste una trama segreta per affossare l’operazione e che inoltre tra le mura del Mulino si celano molti enigmi irrisolti. Un quadro reso ancora più cupo da un omicidio e da alcuni versi profetici di Nostradamus, che sembrerebbero confermare l’esistenza di una misteriosa maledizione. Dopo un incidente sospetto, dal quale si salverà per puro caso, Bellotti intraprende con tenacia un viaggio tra presente e passato che lo condurrà ai fatti lontani in cui tutto ha avuto origine, portando in superficie verità occultate da anni. Una storia liberamente ispirata alle vicende del Mulino Stucky di Venezia, oggi Grand Hotel di una famosa catena alberghiera.

Copia gentilmente fornita dall’autore in cambio di una recensione onesta

In una Venezia misteriosa e ammaliante, tra l’umidità delle acque che bagnano le sue fondamenta e il fascino architettonico dei suoi monumenti, si consuma un terribile omicidio che, apparentemente, ha da subito il suo colpevole. In realtà, dietro l’uccisione del proprietario del Mulino Mendel si cela un segreto che diventa oggetto di indagine per l’architetto Bellotti. Durante l’incontro con l’avvocato Trevisan, per il nostro protagonista è chiaro quale sarà il suo ruolo: dovrà ispezionare la struttura e valutarne il valore e i costi di ristrutturazione prima di essere trasformato in un hotel. Un incarico piuttosto “banale”, se non fosse per le insidie che si celano dietro la sua convocazione.

L’Hotel Mendel dovrà essere un simbolo per Venezia.

Una costruzione che appare egualmente grandiosa da lontano e da vicino, quasi minacciosa. Penso alla leggenda della maledizione.

Un simbolo… ma anche una maledizione. L’imponente struttura incute timore a chiunque si avvicini alle sue mura, persino gli operai si guardano attorno con circospezione, ma per Bellotti quell’aurea sinistra è frutto solo di suggestioni alimentate dalle credenze popolari. Il nostro protagonista non immagina che il suo incarico si trasformerà, invece, in una pericolosa caccia all’uomo, durante la quale incontrerà diversi personaggi che ─ ognuno a modo loro ─ giocheranno un ruolo importante per rimettere insieme i tasselli dell’intera vicenda. Ben presto, però, dovrà ricredersi.

Tutti gli indizi ruotano attorno a un dipinto che raffigura proprio l’omicidio del proprietario del Mulino, ma quella tela nasconde più di una semplice testimonianza “visiva” e, grazie all’aiuto di Isabella ─ una giornalista che è sulle tracce dell’assassino ─ l’architetto dovrà ricredersi e ammettere che, talvolta, la verità è ben più macabra della fantasia.

Una ricerca serrata della verità e una presa di coscienza da parte del protagonista che, alla fine, si rende conto che, talvolta, il destino ha già tracciato il percorso che dobbiamo seguire.

Un filo rosso, un filo invisibile che unisce coloro che sono destinati a incontrarsi […] Il filo può tendersi o ingarbugliarsi… ma non si spezzerà mai.

Venezia soluzione estrema è un giallo molto intrigante, in cui nulla è come sembra, e mi complimento con l’autore per aver saputo “architettare” una trama che lascia il lettore a bocca aperta una volta giunti alla soluzione finale. Ho apprezzato molto le descrizioni, talmente vivide da avermi dato la sensazione di essere a Venezia, insieme ai personaggi, di muovermi con le loro gambe e vedere attraverso i loro occhi. Avrei solo preferito che la stessa attenzione fosse rivolta alla loro caratterizzazione, ma questo è solo un mio parere personale da amante dell’introspezione e che non intralcia il mio giudizio, che è comunque positivo.

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